Nel 2018, il tribunale delle Nazioni Unite ICJ, con sede a l’Aia, ha stabilito che gli Emirati Arabi Uniti “devono garantire ” che le famiglie con almeno un membro del Qatar si sarebbero potute riunite se separate a causa di una controversia tra Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti ed Egitto che hanno reciso i legami con il Qatar nel giugno 2017, accusandolo di sostenere gli “estremisti” tra le altre accuse che Doha ha negato, spiega Al Jazeera.
Questa crisi, che dura da tre anni, ha contrapposto il Qatar ai suoi vicini del Golfo è tornata di recente al tribunale delle Nazioni Unite con udienze in un caso tra Doha e gli Emirati Arabi Uniti (EAU).
I Paesi hanno imposto misure punitive ad ampio raggio, tra cui il divieto agli aerei del Qatar di sorvolare il loro spazio aereo, la chiusura dell’unico confine terrestre del Qatar con l’Arabia Saudita e l’espulsione dei cittadini del Qatar.
I paesi hanno giustificato le loro mosse contro lo Stato del Golfo, dicendo che era loro diritto sovrano proteggere la loro sicurezza nazionale. Nel 2018, il Qatar ha portato gli Emirati Arabi Uniti alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) del l’Aia, accusando Abu Dhabi di comportamento “discriminatorio”, inclusa l’espulsione del Qatar e di un blocco marittimo e aereo.
L’ICJ ordinò agli Emirati Arabi Uniti di adottare misure di emergenza per proteggere i diritti dei cittadini del Qatar, in attesa dell’inizio delle udienze complete sul caso. Il Qatar ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di creare un “clima di paura” per gli abitanti del paese.
A luglio, l’ICJ ha appoggiato il Qatar in un caso separato ma correlato specificamente riguardante il blocco aereo. I suoi rivali avevano fatto appello contro una decisione dell’ente mondiale dell’aviazione civile a favore del Qatar sullo spazio aereo sovrano. La crisi non mostra segni di cedimento nonostante la crescente pressione internazionale per porre fine alla faida.
Il Qatar ha respinto ferocemente le affermazioni di aver violato una serie di accordi raggiunti con i suoi vicini nel 2013 e 2014 volti a risolvere anni di rancore diplomatico.
Ha anche rifiutato di soddisfare un elenco di richieste pubblicato dal gruppo di Stati che avevano anche imposto la chiusura degli uffici della sua emittente con sede a Doha, Al Jazeera Media Network.