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Bugdet al minimo per la promozione dell’olandese all’estero

I Paesi Bassi e le Fiandre spendono poco per l’insegnamento dell’olandese all’estero rispetto a quanto facciano gli Paesi europei con le proprie lingue. Secondo quanto emerso dalle indagini dell’accademia linguistica Taalunie, questo non ha che una conseguenza: l’arretratezza della lingua olandese a livello internazionale.

Si tratta, perciò, di un argomento importante, viste anche le probabili ripercussioni sul commercio e l’ambito diplomatico.

Stando ai dati emersi nella ricerca, i Paesi Bassi e le Fiandre investono solo 7,5 centesimi per abitante per insegnare l’olandese all’estero. Il dislivello con le altre nazioni europee diviene inequivocabile se confrontiamo questa cifra con quella di Svezia, Ungheria, Portogallo e Germania.

Nel primo caso, infatti, la spesa è di 11 centesimi per abitante, mentre nel secondo la cifra raggiunge i 15 centesimi. Per quanto riguarda Portogallo e Germania, i due paesi spendono rispettivamente 2,80 euro e 5,30 euro per insegnare le loro lingue all’estero.

I Paesi Bassi sembrano più indietro anche rispetto anche ai Paesi extraeuropei. Alcuni di questi, infatti, si mostrano estremamente attenti riguardo la promozione della loro lingua all’estero, affidando la sua gestione al Ministero degli Affari Esteri piuttosto che a quello della Pubblica Istruzione.

Un altro elemento sottolineato nelle indagini di Taalunie, concerne l’approccio olandese, considerato estremamente passivo. Sembra, infatti, che i Paesi Bassi provvedano ad offrire supporto linguistico solo quando vedono un certo interesse. Ma, probabilmente, questo modus operandi va modificato.

Il problema sollevato dall’accademia linguistica sta acquistando sempre più peso. Infatti, non si tratta ormai soltanto di una questione linguistica, bensì di discutere tutte le opportunità che il fattore lingua possa implicare.

D’altronde, basta pensare ai vantaggi che l’insegnamento della lingua olandese all’estero potrebbe garantire in termini di contatti economici, culturali e diplomatici. Insomma, secondo l’istituto, la lingua è divenuta uno strumento per rafforzare la politica di internazionalizzazione dei Paesi Bassi e come tale va coltivata.

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