A Bruxelles è nato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di eliminare l’eredità coloniale dalla città. Il gruppo, in collaborazione con l’agenzia Urban Brussels, dovrà creare un percorso verso la decolonizzazione degli spazi pubblici nella capitale.
Dopo le proteste di quest’estate negli Stati Uniti, infatti, in Belgio si è riacceso il dibattito su razzismo e colonialismo. A lungo il Paese ha evitato di fare i conti con la sua pesante eredità coloniale, ma attiviste e attivisti hanno deciso che quel tempo è finito.
Così, a luglio, il segretario di Stato per il patrimonio urbano Pascal Smet ha pubblicato un bando per esperte ed esperti. Sono state selezionate sedici persone provenienti dai campi più disparati: storia, filosofia, architettura, studi sull’Africa.
Il gruppo inizierà a lavorare questo mese per produrre entro la metà del 2021 un rapporto sull’attuale stato delle cose. Il rapporto includerà anche raccomandazioni e suggerimenti pratici per un’organizzazione urbana decoloniale.
Secondo Smet, il team “guarderà al passato per progettare un futuro comune”. Inoltre, lo scopo del gruppo è aiutare il Paese a “capire il suo passato e i suoi errori“.
Gestire il colonialismo belga
Un’iniziativa del genere si rende necessaria in Belgio perchè negli ultimi tempi si è creato malcontento intorno alla presenza di statue rappresentanti figure coloniali. Ovunque ci sia una statua di Leopoldo II, si verificano proteste e manifestazioni.
Due istituzioni accademiche, tra cui la KU Leuven, hanno risposto alle proteste rimuovendo dai propri giardini i monumenti al re colonialista. Nel comune di Ixelles, il sindaco Christos Doulkeridis ha annunciato che rimuoverà da un parco pubblico la statua di un colonnello legato al colonialismo.
Per la prima volta sul tema si è espressa la famiglia reale. A luglio, il re Filippo ha scritto una lettera al governo del Congo esprimendo “grande rammarico” per le crudeltà coloniali commesse dai belgi nel Paese africano.
Da capire, adesso, come nella pratica, si agirà sugli spazi pubblici. In Belgio le città sono piene di strade e piazze intitolate a personaggi del colonialismo. “Dovremmo abbattere i monumenti, contestualizzarli tutti, o costruire dei memoriali per le vittime?” si chiede Smet.