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Bruxelles, emergenza umanitaria alla stazione Gare du Nord. Le ong: la colpa è delle politiche anti-migranti

Il ministro dei trasporti e della mobilità della Regione di Bruxelles, Pascal Smet, si è detto pronto ad aiutare il governo federale per gestire la situazione della stazione ferroviaria Gare du Nord, ma ciò significherebbe “sbarazzarsi dell’eredità” lasciata dal partito liberal-conservatore Nieuw-Vlaamse Alliantie (NV-A) e dei suoi esponenti Jam Jambon e Theo Francken.

“Sono lieto che Maggie De Block voglia assumersi le sue responsabilità”, ha detto a Radio 1, riferendosi al ministro per la salute e la migrazione del Belgio. “Toccherà a lei sbarazzarsi dell’eredità di Theo Francken e Jan Jambon.”

Gli autisti degli autobus della compagnia di trasporti De Lijn da lunedì hanno smesso di servire la fermata alla stazione Nord, citando preoccupazioni per le condizioni “non sicure e non igieniche”, conferma la società in un comunicato stampa.

Senzatetto e i migranti hanno utilizzato la stazione ferroviaria settentrionale della città come rifugio e zona di transito per oltre un anno, causando lamentele da parte di viaggiatori e del personale di trasporto su possibili rischi sanitari.

Pierre Verbeeren, della divisione belga di Medicines du monde, ha affermato che mentre i rischi di trasmissione per passeggeri e conducenti sono “infinitesimali”, le condizioni nella stazione restano “abominevoli”.

“Le condizioni di vita per le persone sono un problema per tutti, lo diciamo da due anni”, ha continuato, puntando il dito contro la De Block per inerzia.

Lunedì, l’organizzazione di aiuto Deux Euros Cinquante, attiva nella stazione dal 2017, ha annunciato su Facebook che stava cessando le attività a causa della mancanza di volontari e finanziamenti.

La situazione nella stazione ferroviaria è stata fonte di attriti tra le ONG, le società di trasporto e le autorità a livello locale e federale, con i conducenti di De Lijn che da novembre 2018 hanno minacciato di interrompere il servizio a Gare du Nord.

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