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Bosnia Erzegovina, nei libri di storia narrazioni opposte della guerra

In Bosnia i libri di storia raccontano una versione diversa della guerra a seconda di dove si trovi la scuola. Lo ha raccontato Balkan Insight

Ad esempio, nella Republica Srpska, a nessun quattordicenne viene raccontato il massacro di Srebrenica. I libri di storia (dell’autrice Dragisa D. Vasic) diffusi nella zona non  riportano quasi l’avvenimento. Tranne per una frase: “Nel luglio del 1995, l’esercito serbo-bosniaco conquista la città di Srebrenica”.

Si parla di “crimini di massa” ma si fa riferimento solo all’uccisione di Serbi, anche quando si parla di “pulizia etnica”.

Nel settore bosgnacco, invece, nelle scuole viene insegnato che l’esercito serbo è il responsabile del massacro etnico a Srebrenica. Il libro di testo più usato, riporta Balkan Insight, è scritto da Izet Sabotic e Mirza Cehajic. Si legge: “i Serbi operarono una pulizia etnica e distrussero tutte le caratteristiche storiche e culturali delle popolazioni musulmane e croate”.

Dal punto di vista storico, ha detto l’esperto Husnija Kamberovic a Balkan Insight, i libri di storia a scuola dovrebbero raccontare tutte le parti della guerra. Ma le due principali fazioni del conflitto in Bosnia si concentrano sul massacro del proprio gruppo etnico negando le vittime della parte opposta.

Ci sono descrizioni differenti di luoghi, eventi, battaglie e personaggi. Ad esempio, il leader serbo Radovan Karadzic, condannato dal Tribunale Speciale per l’ex Yugoslavia, è descritto come “poeta, psichiatra e primo presidente della Republika Srpska”.

Una recente proposta dell’uscente Ministro per la Cultura Mladen Sarcevic ha fatto discutere. Egli ha proposto di uniformare i programmi scolastici per i bambini serbi in Serbia e in Bosnia. Se la proposta si concretizzasse, aumenterebbe il divario educativo già esistente in Bosnia tra  bambini serbi e non.

In Serbia i libri scolastici non parlano di “genocidio” quando menzionano Srebrenica. E mettono in dubbio le cifre delle vittime.

Gli esperti però sottolineano la necessità di insegnare la storia in modo esaustivo e di non offrire ai ragazzi una narrazione semplificata dei fatti. “L’insegnamento della storia non dovrebbe creare altre divisioni, ma aumentare l’empatia e la comprensione reciproca”.

 

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