CULTURE

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Bijlmer Pride, LGBTIQ e minoranze etniche tutti in festa al Kwaku

di Serena Gandolfi

 

Sarà uno spin-off del gay pride del 5 Agosto. Il Roze Zondag, domenica 22 luglio, tingerà di rosa e arcobaleno il già coloratissimo e multietnico Kwaku Festival iniziato lo scorso weekend. All’interno del Nelson Mandela Park, a Bijlmer- Zuidoost, oggi si celebrerà la minoranza delle minoranze: quella “LGBTIQ black”.

Conosciuto come il più grande event d’Europa per persone LGBTIQ di minoranze etniche il Roze Zondag ospita ogni anno circa 20.000 visitatori. Si caratterizza da sempre come una delle giornate più vivaci e partecipate del Kwaku e nei 5 palchi presenti all’interno del raduno multietnico si alterneranno sfilate, concerti ed esibizioni interamente dedicate alla comunità LGBTIQ di colore.

Queer, transgender, gay, lesbiche di minoranza etnica, doppiamente esposti a facili discriminazioni ed emarginazioni, rivendicheranno con orgoglio la propria identità in un contesto variegato e multiculturale come quello del Kwaku.

Kwakoe Festival

Il Festival multietnico Kwaku è uno dei principali appuntamenti estivi della capitale olandese, nonché uno dei più grandi festival etnici d’Europa. Ogni anno, nel corso dei suoi quattro weekend, attira -di media- un totale di 300.000 partecipanti.  Quest’anno dal 14 luglio al 5 agosto, comunità surinamesi, antillane, caraibiche, africane così come altre minoranze etniche presenti sul territorio, rimarcheranno e valorizzeranno la propria cultura e le proprie tradizioni tra concerti, piatti tipici, sport e dibattiti.

Il Kwaku deve il suo nome al monumento “Kwakoe” eretto nella capitale del Suriname, Paramaribo, in memoria dell’abolizione della schiavitù il 1 luglio del 1863.

Bijlmer pride

Che il Kwaku si svolga proprio all’interno del Nelson Madela Park, nel cuore di Bijlmer, non è affatto un caso. Sorto nel dopoguerra, quello di Bijlmer era un progetto architettonico pensato per l’élite olandese in cerca di plessi abitativi futuristici e innovativi. Una proiezione che non riscontrò però il desiderio dei locals, attirati invece da altre zone residenziali e da estetiche meno alienanti.

Costretto ad abbassare le proprie pretese, (e i propri affitti), Bijlmer a metà degli anni ’70 si reinventò per ospitare i tanti immigrati che giungevano dal Suriname, l’ex-colonia divenuta indipendente nel 1975. Da allora l’area è nota per la diversità culturale delle comunità che ospita; si parla di 130 differenti nazionalità. Un panorama del tutto diverso rispetto al resto della capitale.

A lungo sinonimo di ghetto, Bijlmer, e con lui i suoi abitanti, trovano nel Kwaku l’occasione per rivendicare le proprie radici e la bellezza della diversità. Una varietà che questa domenica, grazie al Roze Zondag, renderà giustizia anche alla complessità di genere.

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