Tutto inizia nel 2003 quando si decide di dragare un canale per far posto alla costruzione della recente linea metropolitana che collega la parte settentrionale della città allo scambio di Zuid.
Durante gli scavi vengono scoperti circa 700.000 oggetti che coprono gli oltre 700 anni di storia della città e non solo.
Un progetto finanziato dal Department of Archaeology e dal comune di Amsterdam in cooperazione con il Chief Technology Office ne ha catalogati 20.000 e li ha ordinatamente esposti nel museo virtuale allestito con il nome di Below the surface: alcuni reperti risalgono al III millennnio a.C., i più recenti ad una decina di anni fa sotto le spoglie di un noto cellulare Nokia.
Gli oggetti comprendono decine di chiodi, monete, porcellane, carte di credito, bottoni della marina tedesca, pipe, spade, stralci di libri, ferri di cavallo, arnesi vari di difficile decifrazione: brandelli di vita della città prima della sua stessa fondazione.
“Ciò che è caduto in acqua – spiega l’archeologo Gawronski – si è adagiato sul fondo in una torba morbida mista a sabbia: l’assenza di ossigeno, il freddo e l’oscurità hanno creato le condizioni ideali per preservare il materiale organico”.
A Damrak e Rokin sono stati rinvenuti gli oggetti più costosi, ma la cosa più preziosa è la possibilità per gli archeologi di definire con maggior dettaglio la storia dell’area: dagli insediamenti temporanei alla foce dell’Amstel risalenti al tardo Neolitico e alla prima Età del Bronzo ai tragitti delle navi romane fino alle vicende dell’ultimo tratto interrato nel 1936 prima di ricongiungersi con l’IJ.
Sul sito sono visibili tutti gli oggetti datati e repertati. Si può sfogliare un catalogo interattivo scorrendo a ritroso il corso della storia umana, acquistare Stuff, la versione cartacea a cura di Jerzy Gawronski and Peter Kranendonk, oppure giocare a creare la propria installazione artistica associando oggetti a caso.
Da non perdere il documentario che racconta la vicenda, Amstel, Spiegel van de Stad di AT5: