Il Belgio può ricominciare a rimandare in Grecia i “dublinanti”, i richiedenti asilo che in base all’accordo di Dublino sono entrati nell’UE dalla penisola ellenica. La decisione è stata presa dal Raad voor Vreemdelingebbetwistingen, un tribunale amministrativo belga che si occupa di questioni relative alle domande d’asilo.
Nel 2011, la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) aveva condannato il Belgio per violazione dell’art.3 della Carta dei diritti fondamentali, secondo il quale nessuno dovrebbe essere sottoposto a trattamenti inumani.
La Grecia non aveva ancora un sistema di accoglienza degno di questo nome – la Corte EDU parlava di “errore nel sistema” – il che significava che i richiedenti asilo erano condannati a vivere in condizioni inaccettabili.
Il giudizio della Corte ha avuto conseguenze per tutti gli stati membri creando una ziona grigia nell’applicazione del cosiddetto accordo di Dublino, che stabilisce che il paese di arrivo europeo è responsabile per la ricezione delle domande d’asilo.
Alla fine del 2016, la Commissione ha riaperto la possibilità per gli Stati membri di poter inviare dublinanti in Grecia, sostenendo che le condizioni generali del paese sarebbero nel frattempo migliorate. Ciò che l’UE richiede sono garanzie che i diritti del migrante vengano rispettati. Sono rimaste eccezioni per persone vulnerabili e minori non accompagnati.
Venerdi la prima sentenza che accoglie il cambio di rotta: ad un richiedente asilo palestinese, arrivato in Belgio via Grecia, è stato respinto l’appello. Secondo il tribunale, la situazione in Grecia non è ottimale ma le falle nella struttura precaria del sistema di accoglienza che impediscono il trasferimento di un richiedente asilo in Grecia, sarebbero state corrette.
Il tribunale si è basato, nella decisione, sul rapporto presentato dalla Commissione europea, scrive ancora De Standaard. Il richiedente asilo, inoltre, era ospitato da un centro sulla terra ferma e non sulle isole, quindi -stando alla corte- un luogo sicuro. La sentenza, quindi, stabilisce che il trasferimento non costituisce violazione dell’articolo 3.
Nella sua dichiarazione esplicativa, il Consiglio afferma che non vi è più alcun “divieto fondamentale” sull’espulsione dei richiedenti asilo in Grecia, ma la sentenza non è un precedente ed ogni caso dovrà essere motivato e discusso individualmente.
Il sottosegretario all’immigrazione Theo Francken ha detto di essere “molto soddisfatto” del giudizio. “Questa è una pietra miliare nella recente storia migratoria europea”, dice. Il Belgio è uno dei primi stati UE a rimandare richiedenti asilo in Grecia.