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Il coronavirus, oltre a mettere sotto pressione dottori e infermieri all’interno degli ospedali, sta causando agli stessi molteplici disagi anche all’esterno. In particolare a Liegi, alcune famiglie di pazienti anziani affetti da COVID-19, stanno richiamando all’attenzione la legge sui diritti dei pazienti in relazione all’accesso di questi alla terapia intensiva.
Per esempio, a seguito dell’accesso negato ad un paziente 91enne , la sua famiglia ha già richiesto un resoconto sommario della scelta, secondo quanto riportato dai media belga. In simili occasioni, altri parenti arrivano fino a minacciare la denuncia ai medici di base pur di permettere l’accesso alle cure agli anziani malati.
Purtroppo, da quanto riferito domenica dal governo, ci sono attualmente più di 5700 persone colpite dal virus, 1261 delle quali richiede accesso alla terapia intensiva. Difficilmente ci sarà quindi spazio per tutti quelli che richiedono un trattamento intensivo negli ospedali.
L’Associazione medica belga per le unità intensive, aspettandosi una simile situazione, già vista in altri paesi come l’Italia, aveva emanato a metà marzo una serie di direttive nella quali sono stati stilati i criteri di accesso ed uso delle risorse degli ospedali.
Di conseguenza, Flip Dewallens, esperto di legge medica, ha detto che anche se le denunce venissero portate avanti, queste avrebbero bassa probabilità di successo. “I dottori sono attenti e seguono cautamente le direttive del centro di crisi e dei comitati scientifici”, ha detto Dewallens a Het Laatste Nieuws. Per di più, “i giudici sanno che la cura, in tempi di crisi e scarsità di risorse, non può essere paragonabile a quella offerta normalmente”, ha aggiunto Dewallens. Infine, il medico legale invita il governo a consentire l’immunità a chi lavora giorno e notte, rischiando la propria vita, per fornire la miglior cura possibile.