La ministra della sanità Maggie De Block (Open VLD) ha pubblicato una risposta alle affermazioni che il Belgio è primo al mondo per il numero di morti per coronavirus in rapporto alla popolazione.
Insolitamente, De Block ha scelto di pubblicare la sua argomentazione in inglese, sul website della pubblicazione americana Politico. Nell’articolo, intitolato “In difesa della risposta del Belgio al coronavirus”, affronta la questione del conteggio dei decessi pro capite, che pone il Belgio al primo posto al mondo, con 843,9 decessi per milione di abitanti.
Sebbene i dati possano essere accurati, sostiene De Block, non riflettono accuratamente come il paese sta gestendo la crisi.
“Certo, il Belgio non è perfetto nella sua risposta al coronavirus”, ammette. “Nonostante abbiamo assicurato sufficienti apparati respiratori e equipaggiamento di protezione per lo staff ospedaliero, non siamo riusciti a offrire in tempo sufficienti dispositivi di protezioni per i nostri assistenti nelle case di cura. Come in molti altri paesi, questo ha causato una proporzione più alta di vittime tra gli anziani. Queste sono tragedie umane che dovremmo seriamente indagare e da cui dovremmo imparare”.
Lei ripete che i numeri del Belgio sono stati anche influenzati dalla politica di contare i decessi nelle case di cura come decessi covid, sulla base dei sintomi piuttosto che dei test.
Ciò risulta inevitabilmente in cifre nei decessi più elevate, grazie a quello che lei chiama “conteggio diligente di indipendenti epidemiologi che non volevano perdere una singola potenziale vittima del coronavirus, indipendentemente dal fatto che il paziente fosse stato testato o meno”.
Inoltre rivolge la sua attenzione sull’Unità di Intelligence Economica (EIU) che ha calcolato la risposta alla crisi del governo belga e ha ottenuto risultati peggiori di tutti gli altri paesi dell’OCSE.
Il rapporto EIU, scrive, è “un esempio di libro di testo che avviene quando cerchi di creare un ranking usando un limitato numero di variabili scelte per la loro disponibilità piuttosto che per la loro rilevanza, con punti interrotti e periodi di tempo arbitrari e una completa mancanza di cure dei dati.”
Lei anche sottolinea ciò che descrive come un’ironia nelle conclusioni dell’EIU: “Il Belgio ottiene un punteggio eccezionale su tutte le metriche dell’EIU che un governo può effettivamente influenzare (il numero di test e la fornitura di assistenza sanitaria non covid-19). L’unica eccezione è l’eccesso di mortalità. Eppure, senza alcuna spiegazione questo fatto è apparentemente calcolato così che costituisce quasi la metà del punteggio finale.
L’incoerenza è tanto più che evidente, afferma, dato che molti altri fattori sono stati semplicemente ignorati: la densità di popolazione del paese, il numero di zone altamente popolate all’interno del paese, o le molteplici vie attraverso le quali il virus potrebbe entrare in un paese piccolo ma internazionale con confini aperti.
“Sono delusa che le statistiche semplicistiche sui decessi causati dal Covid-19 sono spesso usate nel dibattito pubblico”, conclude. “La comparazione tra i paesi sembra essere ridotta a una competizione sportiva, invece di usare i dati per quello che sono: una tragedia umane che richiede un’analisi specifica e critica ma anche un’attenta indagine.”