Belgio, alcuni negozi potrebbero non riaprire più: costi elevati e reddito incerto

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L’intero settore del retail in Belgio spera vivamente che il 3 maggio segni almeno l’inizio di una ripresa degli affari, dopo quasi due mesi di restrizioni e chiusura totale. Ma alcune catene potrebbero decidere di non riaprire tutti i punti vendita quando le restrizioni saranno revocate, secondo un rapporto di De Tijd. In alcuni casi, la riapertura potrebbe rivelarsi più costosa della semplice chiusura. Il rapporto cita Boris van Haare di Cushman&Wakefield, la più grande agenzia immobiliare commerciale del paese.

Van Haare ha sottolineato che al momento della riapertura, i costi fissi torneranno al 100% – principalmente affitti e stipendi del personale – ma cosa accadrà con il reddito? Nessuno lo sa. “Quante vendite può aspettarsi il negozio nei primi mesi? Quaranta percento? Cinquanta percento? Le perdite mensili potrebbero essere più elevate di quanto non fossero durante il periodo di chiusura”, ha detto. Dà l’esempio della Corea del Sud, dove due settimane dopo essere tornato in attività, il traffico pedonale nelle aree commerciali era tornato all’83% del suo livello pre-corona. Ma le vendite erano molto indietro. “La situazione e il comportamento dei consumatori in Corea del Sud o in Cina non possono essere confrontati qui. Ecco perché le persone osservano con interesse ciò che accade quando la Germania si riapre.”

Le catene di retail, affrontate da una forte concorrenza reciproca e dai rivenditori online, hanno tutti gli strumenti a loro disposizione per sapere quali filiali stanno andando bene e quali meno. E per alcuni negozi la crisi del coronavirus potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Alcuni potrebbero non riaprire mai, e quelli che lo faranno saranno sottoposti a severi controlli per vedere quanto riescono a rimettersi in piedi.

John Collin della CBRE, la più grande società di servizi commerciali e immobiliari al mondo, non si aspetta che le catene lascino chiuse alcune filiali, ma si aspetta una valutazione approfondita entro sei mesi delle possibilità di sopravvivenza di ciascuna filiale. “Il 2020 è già un anno perduto”, ha detto. “Adesso l’importante è generare il maggior turnover possibile. Rinviare le vendite fino ad agosto non è una buona idea. Se i confini si apriranno prima, i belgi andranno nei Paesi Bassi e in Germania”.

Parte della soluzione potrebbe risiedere negli accordi di affitto. Secondo Van Haare, ogni avvocato nel paese ha due lettere standard pronte per l’invio: una per conto di un locatore, l’altra per conto di un proprietario. Le autorità locali hanno già stabilito con i locatori degli edifici commerciali un congelamento degli affitti per la durata dell’isolamento, ma i proprietari privati ​​spesso continuano a riscuotere gli affitti.

In Belgio le controversie legali sui contratti di affitto finiscono davanti al giudice di pace ma le regole risalgono al periodo immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale, quando la maggior parte dei negozi erano attività individuali. “Ora i giudici  dovranno confrontarsi con complessi contratti di affitto con catene internazionali”, afferma Jean-Philip Vroninks, CEO di JLL Belgium. I lunghi ritardi sono scontati.

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