Le leggi contro la prostituzione dovrebbero essere rimosse dal diritto penale in Belgio, per permettere ai sex workers di non essere prede delle bande criminali internazionali. A dirlo è il ministro della giustizia Vincent Van Quickenborne (Open VLD), scrive VRT.
Van Quickenborne stava rispondendo ieri in parlamento ad una domanda della deputata di Open VLD Marianne Verhaert.
Il lavoro sessuale è raramente perseguito come tale in Belgio, ma rimane un reato penale. Questo non è solo ipocrita, ma anche pericoloso, ha detto. “Essendo in una zona grigia, la porta è spalancata agli abusi, ai papponi e alla prostituzione forzata”.
Togliere l’attività dal codice penale permetterebbe ai sex workers di sfuggire allo sfruttamento non solo delle bande criminali, ma anche dei proprietari senza scrupoli che fanno pagare affitti esorbitanti per stanze insalubri, dove il lavoro sessuale può avere luogo. Poiché la “professione più antica” è tecnicamente un crimine, i sex workers non hanno alcuna tutela e nessun diritto.
“La chiarezza giova a tutti”, ha detto il ministro della giustizia. “Il lavoro sessuale è un’attività economica regolare, purché coinvolga adulti che scelgono di farlo per se stessi. In questo modo le persone possono esercitare la loro professione come il resto di noi e possono, per esempio, lavorare con un commercialista o godere della protezione sociale.”
Ma la depenalizzazione non significa che tutto è permesso e gli abusi continueranno ad essere puniti.
“Per esempio, presto presenteremo un piano d’azione per combattere il traffico di esseri umani con una migliore protezione per le vittime e un approccio più duro per gli autori. La polizia e la giustizia si concentreranno anche sullo sfruttamento criminale”, ha detto.
Il ministro vuole schierarsi fermamente contro gli abusi. “Abbiamo l’occasione di compiere uno storico passo avanti nel riconoscimento e la protezione dei sex workers e fermare le azioni degli avvoltoi criminali. Per questo conto sull’appoggio del Parlamento”, ha concluso.