Il ministro dell’Interno Ronald Plasterk non può garantire che la raccolta delle firme a sostegno del referendum sull’Ucraina dello scorso aprile, sia avvenuta al riparo da frodi. Lo ha detto il politico in risposta al quesito dello studio legale Bureau Brandeis. Il Consiglio Elettorale ha preso un campione e verificato l’autenticità dell’indirizzo con il nome del firmatario, ma non si può dire con certezza che le firme siano state presentate da persone diverse, il ministro ha al quotidiano Volkskrant.
Nel 2015 GeenPeil, il comitato che ha presentato il referendum contro un accordo di associazione tra l’Unione europea e l’Ucraina, ha raccolto 427 mila firme. Molte più delle 300 mila richieste. GeenPeil è riuscito grazie ad una app realizzata ad hoc, a consentire ai simpatizzanti di compilare un modulo e firmare on-line. La legge stabilisce che le firme devono essere presentate al Consiglio elettorale su carta, cosi GeenPeil le ha stampate e consegnate. Il Consiglio elettorale aveva, allora, accettato questa soluzione.
Un avvocato dello studio Bureau Brandeis ha scritto a dicembre una lettera a Plasterk, responsabile per il referendum come ministro degli interni, mettendo in discussione il metodo utilizzato da GeenPeil.
La risposta del ministro indica che il campione di firme selezionato dal Consiglio Elettorale non offre alcuna garanzia che sia esente da frodi. “Chiunque con un elenco di indirizzi potrebbe presentare più dichiarazioni”, ha detto al giornale di Amsterdam l’avvocato. Il Consiglio avrebbe potuto verificare l’identità dei firmatari per telefono o e-mail, ma avrebbe deciso di non farlo.
Non è chiaro, questa vicenda, quali implicazioni avrà per il voto referendario.