Frederieke Jongbloed, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Solo la settimana scorsa, l’ormai ex leader laburista Lodewijk Asscher puntava a fare il premier: era stato, sì, coinvolto con lo scandalo dei sussidi ma in qualità di ex ministro degli Affari sociali ma con tutta la sua esperienza poteva rappresentare le vittime come nessun altro negli anni a venire, dice NOS
“Sono l’unico leader dell’opposizione che sa cosa vuol dire stare in un governo” aveva Asscher, nonostante la bufera interna al Pvda eletto al posto di Diederik Samsom, che abbandonò -anche lui- poco prima del voto del 2017 quando il Pvda crollò da 29 ad appena 9 seggi: gli elettori non perdonarono al partito, e allo stesso Asscher, l’aver accettato politiche di destra per far stare in piedi la coalizione con il VVD.
Asscher è stato assessore e vice sindaco ad Amsterdam, quindi vice premier e ministro degli affari sociali nel gabinetto Rutte II: il suo ruolo nello scandalo dei sussidi avrebbe reso troppo fragile la sua posizione, dice NOS.
Negli ultimi anni, ricorda ancora il portale della tv pubblica, Asscher ha riportato il Pvda su posizioni più di sinistra e ha fatto riguadagnare consensi al partito; secondo molti, oltre a fare bene alle sorti dei laburisti, avrebbe potuto aspirare a fare il premier.
Ma l’opposizione interna, dopo la pubblicazione del documento sullo scandalo dei sussidi, non ha giocato a suo favore: la posizione di Asscher si era fatta troppo scomoda e la campagna elettorale rischiava di essere all’insegna di questa macchia indelebile, per un leader di sinistra.