di Massimiliano Sfregola
video: Martina Bertola
La storia dei cavalli di bronzo di Hitler non era molto nota, se non nel giro degli storici e degli appassionati di arte; si sapeva che la vecchia Cancelleria del Terzo Reich avesse al suo ingresso due statue equestri. Ma quell’edificio, nel cuore della Berlino nazista, venne demolito al termine della II guerra mondiale e con esso sparirono anche i due cavalli di bronzo a grandezza naturale.
Per anni non si seppe più nulla, poi da un filmato in super 8 di un artista della scena underground berlinese, morto suicida alla fine degli anni’ 80, spuntano le sagome giganti dei due cavalli che si credeva ormai perduti per sempre; le immagini riprendono un centro atletico dell’esercito russo, sul lato est di Berlino, e proprio in quello spazio si notano gli enormi contorni delle statue equestri che si credevano perdute. Ma da allora dovranno passare ancora molti anni, prima che le autorità tedesche, riescano a mettere le mani sul quel controverso pezzo di storia; ci vorrà una soffiata nel mondo sommerso dei mercanti internazionali d’arte, un “detective di opere rubate”, sei mesi di appostamenti, false identità,, intercettazioni satellitari e offerte milionarie, per mettere la parola fine ad una spy story degna di un romanzo.
Eppure non si tratta di fiction ma di una vicenda realmente accaduta; l’ha raccontata con dovizia di particolari il tedesco Spiegel, che ha condotto l’inchiesta in team con Anthony Brand, di Deventer, provincia orientale dei Paesi Bassi.
Di professione: detective di arte. “Faccio questo mestiere da 20 anni e ho contribuito al ritrovamento di opere molto importanti” racconta Brand “ma quando mi è arrivata la proposta per i cavalli, ho capito si trattava di qualcosa di diverso dal solito”. Brand è a sua volta un collezionista e tiene molto stretti i legami con mediatori ed altri mercanti “anche quando si tratta di poco di buono”.
“Quello dell’arte è uno strano mondo”, racconta “ed è fondamentale conoscere gente”. Un intermediario l’aveva contattato cercando un acquirente, molto facoltoso, che volesse prendere pezzi unici del periodo nazista: la richiesta era di 8 milioni di euro.
Il ritrovamento dei cavalli e della “Wehrmacht“, una delle opere preferite da Hitler, è stato un successo clamoroso che l’ha catapultato all’attenzione di mezzo mondo: “Si tratta di alcuni tra i reperti più ricercati di sempre e il loro ritrovamento ha un valore storico e culturale di rilievo” dice. “Se da un lato, c’è sempre stata molta attenzione all’arte rubata dai nazisti, più sotterraneo è l’atteggiamento nei confronti dell’arte prodotta durante il nazismo: ufficialmente, in pochi vogliono esporre opere di quel periodo per timore di ricevere critiche o per il rischio di boicottaggi ma nell’ambiente lontano dai riflettori, c’è grande richiesta di “arte nazista”.
Indipendentemente dal giudizio fortemente negativo sul periodo, si tratta comunque di pezzi di storia europea, che andrebbero considerati quantomeno per evitare che quelle tragedie si ripetano” conclude Brand.