di Paolo Rosi
Il “podestà” Van der Laan (in Olanda il sindaco, oltre ad avere ampi poteri in materia di sicurezza e ordine pubblico, è di nomina regia e viene proclamato senza elezioni) quasi certamente sarà sindaco della Capitale per altri sei anni, secondo quanto annunciato nel fine settimana dai maggiori quotidiani nazionali.
Il PvdA tira dunque un sospiro di sollievo, contento di confermare la pluriennale guida laburista della città. Meno felice il D66, partito che alle ultime amministrative ha letteralmente scavalcato i laburisti e che da tempo aspira a governare la Capitale.
Saranno invece contenti i tanti cittadini, per lo più olandesi, che hanno giudicato positivamente il primo mandato di van der Laan: secondo un sondaggio pubblicato lo scorso giungo da Het Parool, infatti, ¾ degli Amsterdammers supporterebbe il sindaco uscente (e rientrante); che non a caso rimane uno dei politici locali più apprezzati di sempre (indice di gradimento 7,7/10).
Insomma Eberhard van der Laan, passato da Ministro della Casa a Burgemeester nel luglio del 2010, governerà Amsterdam fino al 2022 se il Consiglio Municipale non si pronuncerà, caso più unico che raro, in altro modo. Proprio tanto lavoro dato che nell’ambiente il sindaco è considerato “stacanovista da 80 ore settimanali”.
Ore che van der Laan impiegherà a stringere accordi e sfornare compromessi con l’alleato di sempre (VVD) e i restanti partiti cittadini. Con buona pace di chi proprio non ha gradito la notizia del secondo mandato, come i sans-papiers di Wij Zijn Hier, che grazie al braccio di ferro del sindaco non hanno un rifugio degno di questo nome. O come le prostitute del De Wallen, che da tempo protestano nei confronti dei piani comunali per la chiusura del Red Light District. Ma anche tutti coloro che, negli ultimi tempi, hanno criticato la dirigenza cittadina per la galoppante gentrificazione dei quartieri e la forte “turistizzazione” del centro storico.
