Amsterdam Light Festival, un tripudio di colori

di Paola Pirovano

© Martina Bertola

Today, I love you: la scritta a caratteri cubitali al neon campeggia di fronte alla stazione centrale di Amsterdam.

Si tratta di un’opera dell’italiano Massimo Uberti, realizzata nell’ambito dell’Amsterdam Light Festival, che dal 28 novembre al 17 gennaio illuminerà i canali e i luoghi pubblici della città con una quarantina di installazioni luminose.

Per la sua quarta edizione, il Festival propone due percorsi distinti: il primo sui canali, che si snoda lungo Herengracht e l’Amstel, e il secondo, un walking tour che inaugurerà il 10 dicembre nella zona est della città, tra Weesperstraat e l’Hortus Botanicus.

Le opere si strutturano attorno a un tema comune, che quest’anno è l’amicizia. Un soggetto apparentemente banale, ma che secondo il direttore artistico Rogier van der Heide, ricopre un significato universale, soprattutto in questi tempi di aspri conflitti.

Ma l’amicizia è anche qualcosa di molto personale, con un’infinità di interpretazioni diverse. Questa molteplicità semantica si ritrova nelle opere e negli autori: gli artisti provengono da tutto il mondo, selezionati sulla base di un concorso pubblico.

Il curatore Rogier van der Heide ammette che su circa 1000 proposte ricevute, solo 350 erano progetti “seri”. Tra questi, un centinaio presentavano le caratteristiche tecniche e finanziarie indispensabili alla realizzazione concreta. La giuria ha quindi selezionato 38 artisti, le cui opere sono prodotte proprio per il festival.

Tra gli artisti presenti, due italiani: il già citato Massimo Uberti, bresciano, e Angelo Bonello, torinese di nascita, che firma l’opera Run Beyond, un inno alla forza dell’immaginazione.

Altre opere propongono un’interpretazione più letterale del tema: ne è un esempio l’installazione dell’olandese Ralf Westerhof, dove i lunghi cavi di luce colorati si snodano da un ponte all’altro, raccontano poeticamente la storia di un’amicizia.

Il designer francese Géraud Périole preferisce, invece, concentrarsi sulla città e sulla sua atmosfera, creando l’illusione di una sala da ballo en plein air con lampadari fatti di luce che si riflettono sull’acqua.

Un’eccezione è l’opera di alaa minawi, artista palestinese rifugiato in Libano. La sua installazione, My light is your light…, è una riflessione sulle persone in fuga alla ricerca di un futuro migliore. Le silhouette che compongono l’opera si piegano sotto il peso del passato, ma avanzano lentamente verso il futuro. L’installazione, realizzata in realtà per l’edizione 2014 dell’Amsterdam Light Festival, è riproposta quest’anno per l’attualità del suo messaggio. La collocazione non è casuale: si trova infatti davanti al Marine Etablissement, dove sarà la sede ufficiale del semestre olandese di Presidenza europea.

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