di Virginia Zoli
Sicuramente sarà capitato a tutti di girare per le strade di Amsterdam e stupirsi di fronte alle vetrine di negozi improbabili. Sexy shop ad ogni angolo, piccole botteghe straripanti di oggetti inutili, strani articoli sadomaso e parrucchieri hipster che preparano caffè e cappuccini.
Un giorno, camminando per le 9 straat, mi sono imbattuta nel Duck Store, il negozio delle papere di plastica. Un posto un tantino inquietante se ci passeggi davanti di sera: la vetrina illuminata di rosso e centinaia di paperelle che guardano dritte verso di te, con sguardo impassibile.
Decido di farci visita e trovo un sacco di clienti, turisti per la maggior parte. La proprietaria mi accoglie sorridente, e si assenta per riempire la bacinella d’acqua e fare il bagno alle papere “Così le puoi fotografare”, dice.
“Ah, ok”, rispondo perplessa. Quando torna le chiedo di raccontarmi la storia del Duck Store:
“Questo posto prima era un negozio per bambini, vendevo giocattoli, incluse le paperelle di plastica. Dopo qualche anno di attività, ho pensato di concentrarmi solo sulle papere.”
“E come ti è venuta l’idea?”
“Sono stata ispirata dalle parole dell’artista olandese Florentijn Hofman, dipinte su quel muro all’entrata. E poi, già durante gli anni del negozio di giocattoli, le paperelle piacevano moltissimo. Sono così carine! Tutti i miei clienti sono persone felici, sorridenti!”
Mentre parla penso al vecchio negozio di caramelle dei miei genitori, che amavo moltissimo. Anche noi avevamo qualche cliente felice. Gironzolo per la stanza e mi fermo di fronte ad uno scaffale. “Quella papera lì” mi indica la signora, “con la casetta sulle spalle, è l’ Amsterdam Duck. L’ho disegnata io, non esiste in nessun altro posto.”
“Ah, wow. E da dove prendi tutto il resto delle creaturine gialle?”
“Ho diversi fornitori e moltissimi tipi di papere: la papera infermiera, quella cowboy, la papera astronauta, papere di diverse nazionalità. Sono tutte bellissime. Anzi, perché non ne scegli una? Te la regalo. Purtroppo non ho quella italiana, ma ce ne sono tante.”
Di fronte a quella parete infinita di papere, ho seria difficoltà a sceglierne una che mi si addica. Alla fine decido di portarmi a casa la papera africana, con un paio di orecchini dorati, e un sorriso, per me, diverso da tutti gli altri.