Airbnb ha lanciato una controffensiava comunicativa per cercare di modificare la pessima reputazione di “rovina città” che si è tirata dietro negli ultimi tempi. Con una lettera (finta) firmata da una fantomatica scrittrice, Eva, nata e cresciuta in città, la società americana si rivolge agli abitanti della capitale: “Lieve Amsterdammer”, (“caro Amsterdammer”) comincia la missiva che si articola su un racconto della sua splendida esperienza come host del portale di flat sharing.
Un’inserzione a piena pagina è stata acquistata su diversi quotidiano, tra i quali De Volkskrant, come parte della campagna annunciata questa settimana. L’azienda è spesso considerata la causa principale dell’invasione turistica e della gentrificazione.
La scrittrice Eva, dal 2016 affitta attraverso Airbnb. “Da allora la nostra famiglia ha incontrato molte persone simpatiche e interessanti (…) Quando abbiamo iniziato, i nostri vicini avevano paura degli inconvenienti”.
Il leader dell’SP di Amsterdam, Erik Flentge, dice AT5, non è rimasto molto colpito dagli argomenti. E ha risposto, con ironia, a Eva:
Dag Eva,
Toen Airbnb begon, dachten sommigen dat t ‘deeleconomie’ was.Inmiddels weet iedereen beter. Woningen worden opgekocht om te dienen als illegaal hotel. Starters hebben t nakijken.
De stad is overvol. Amsterdammers worden verdrongen. Heb je dat wel eens bedacht, Eva? pic.twitter.com/N5Zi4PDTkH
— Erik Flentge (@ErikFlentge) July 28, 2018
“Cara Eva
all’inizio di Airbnb, doveva essere “sharing economy”.
Ma ora è chiaro a tutti il vero fine: le case vengono comprate per essere trasformat in hotel clandestini. Guarda cosa succede agli starters.
La città è sovraffollata. Gli amsterdammers vengono cacciati via. Dì un po’ Eva, avevi mai pensato a qualcosa di simile?”
Secondo Eva è triste che Airbnb venga accusato di tutti i problemi causati dal turismo. “Peccato che la gente pensi negativamente della app mentre io posso raccontare la mia esperienza positiva”, dice Eva, per concludere: “Spero di poter aiutare tutti a capire, con questa lettera, che le nostre case non hanno alcun legame con lo stereotipo diffuso dei disagi causati dai turisti”.