“Siamo rattristati dal fatto che i nostri partner occidentali abbiano scelto di fraintendere la nostra azione in Siria”, comincia in questo modo l’intervista del quotidiano fiammingo De Standaard a Levent Gümrükçü, ambasciatore turco in Belgio. Secondo Gümrükçü, “la nostra sicurezza al confine è stata minacciata”. Per il rappresentante di Ankara, la milizia YPG è legata al PKK e dato che il PKK è considerato un’organizzazione terroristica anche in Europa, dice di non capire il perchè di reazioni indignate contro l’operazione militare.
Secondo l’ambasciatore a Bruxelles, lo YPG sarebbe coinvolto in azioni di contrabbando e avrebbe costruito tunnel per nascondere armi. Non sarebbero state possibili azioni alternative? “Non appena inizierà un processo libero e democratico, nessun soldato turco rimarrà in Siria”, ha proseguito Gümrükçü a De Standaard, che ha aggiunto come il disarmo dell’organizzazione curda e la creazione di una zona cuscinetto fossero state chieste da tempo.
A proposito del regime siriano, secodno il rappresentante del governo turco “Non pensiamo che Assad possa avere un posto nel futuro della Siria. Ma possiamo convivere con qualsiasi decisione che i siriani scelgano liberamente “. Quanto all’accusa di volersi “sbarazzare” dei due milioni di profughi, l’ambasciatore taglia corto: non puntiamo a cambiare la demografia dell’area.