Le nuove regole decise oggi dal Comitato ministeriale stabiliscono che chiunque torni in Belgio da una permanenza nella zona rossa di oltre 48 ore deve rimanere in quarantena e sottoporsi a un test PCR il primo e il settimo giorno, scrive Sudinfo.
Al telegiornale di RTBF, il premier Alexander De Croo ha precisato che non sarà possibile, almeno nel breve termine, introdurre un “passaporto vaccinale”, ossia un certificato che possa confermare che la persona ha eseguito il vaccino e quindi può viaggiare.
Il capo del governo ha anche detto di non essersi pentito di aver lasciato le frontiere aperte: il Belgio è un hub per la mobilità ed è sede di organizzazioni internazionali, quindi la chiusura delle frontiere non sarebbe stata un’opzione.
“Viviamo in una situazione che sta cambiando molto rapidamente e ci troviamo di fronte a sviluppi recenti”, ha detto De Croo, spiegando che le misure più rigide servono a scongiurare una risalita dei contagi: la situazione in Belgio sembra gestibile ma fino a poco tempo fa, la situazione era d’emergenza: “Non lo chiediamo per importunare le persone nella loro vita quotidiana, lo chiediamo perché siamo consapevoli del fatto che esiste un pericolo e non vorremmo importare in Belgio una nuova variante del virus o che ci troviamo in uno scenario che abbiamo visto in passato durante le vacanze di primavera “, ha concluso il premier spiegando la necessità della quarantena per chi tornasse da un viaggio all’estero.