La regione di Bruxelles sta considerando l’acquisto di alcuni terreni coltivabili nei pressi della sua regione. In questo modo vuole assicurare la produzione di frutta e verdura a chilometro zero (o quasi) per i propri cittadini. Lo ha comunicato il ministro dell’ambiente della regione, Alain Maron.
Il progetto servirebbe a proteggere la biodiversità e promuovere l’agricoltura locale. Inoltre, dovrebbe accorciare il processo di produzione alimentare. “Daremo la terra agli agricoltori e promuoveremo la filiera corta” ha detto il Ministro.
La sua proposta, però, ha sconcertato gli altri governi federali. Il Ministro dell’agricoltura vallone, Willy Borsus, si è definito sorpreso dalla proposta di Maron. “I terreni agricoli sono una questione complicata e l’accesso è molto regolamentato in Vallonia.” Secondo Borsus, la decisione di Bruxelles danneggerà gli agricoltori. Inoltre il ministro vallone si è lamentato di non essere stato consultato da Bruxelles in merito.
“Bruxelles si è intromessa nelle nostre politiche a lungo di termine sull’agricoltura: abbiamo un piano di supporto, diversificazione e impiego di persone giovani”.
C’est avec stupéfaction que j’ai pris connaissance des déclarations d’Alain Maron ce matin sur @LesNews24.
La Région wallonne a une action très offensive de soutien à l’agriculture, à la diversification agricole, à l’installation des jeunes, au déploiement du maraichage. (1/2)— Willy BORSUS (@wborsus) November 23, 2020
Secondo il ministro federale per l’agricoltura, David Clarinval, l’operazione di Bruxelles potrebbe avere un impatto sul prezzo dei terreni.
Si è espressa anche la federazione vallone degli agricoltori (FWA), invitando Bruxelles ad agire come intermediario fra gli agricoltori della regione e il governo vallone. Ma FWA ha anche sottolineato di avere come priorità l’indipendenza degli agricoltori, per un modello familiare e sostenibile di agricoltura.
La federazione unita di agricoltori e allevatori (FUGEA) sottolinea che il mercato di terreni agricoli in Vallonia è già bloccato. La presenza di un governo regionale fra gli acquirenti potrebbe peggiorare la situazione. L’intervento di Bruxelles, inoltre, andrebbe contro la libertà di coltivazione. “Bruxelles non può imporre – se non con la forza – direttive su cosa e quanto produrre”.
Di fronte alle critiche, il ministro Maron si è parzialmente scusato. Ma ha anche citato il piano regionale Good Food Strategy, con cui il governo si impegna a produrre il 30% di frutta e verdura per i suoi abitanti entro il 2035. “Bruxelles agisce prima di tutto nel suo territorio, ma nulla impedisce di prendere accordi e intervenire in altre zone del Paese.”