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Aggiornato il “canone olandese”: dentro due donne e la schiavitù, fuori i canali di Amsterdam e De Stijl

CoverPic: public domain

Rembrandt, i tulipani, le biciclette. E Van Gogh, le dighe, il formaggio, gli zoccoli e tanti altro. Tra luoghi comuni e stereotipi, se si pensa a qualcosa come l’ “olandesità”, ognuno sarà libero di aggiungere o togliere ciò che crede. O forse non del tutto.

Non molti sanno che “tutto ciò che è olandese” rientra in un preciso canone, una lista composta dai 50 nomi, luoghi ed eventi più significativi di tutta la storia dei Paesi Bassi. 

La prima edizione del canone è stata redatta nel 2006, principalmente a scopo didattico.

Il governo lo descrive come un elenco di ciò che tutti dovrebbero sapere sulla storia e la cultura olandese. Le scuole non sono obbligate a insegnare il canone, in conformità con il principio della libertà di istruzione sancito dalla costituzione.

Considerando però che qualcosa come la “lingua olandese” non esiste e che termini come “cultura e storia olandese” sono ancora oggi problematici, la cautela non dovrebbe mai essere troppa. Dopo tutto, fino al XIX secolo il termine “Paesi Bassi” è ancora un anacronismo e l’aggettivo “olandese” rimane problematico in tutta la storia antica della regione.

La versione originale del canone è stata criticata per la mancanza di riferimenti alle ex colonie olandesi e al colonialismo. Il ministro dell’Istruzione Ingrid van Engelshoven oggi ha voluto che l’elenco venisse modificato per rendere omaggio alle persone e agli eventi precedentemente trascurati e spera che la lista continui ad essere aggiornata ogni 10 anni.

Oggi la versione aggiornata del canone include l’aggiunta di due figure femminili e una maggiore attenzione alla storia della schiavitù, come riporta NOS.

Una prima nuova aggiunta alla lista è infatti lo scrittore, partigiano e sostenitore dell’indipendenza del Suriname Anton de Kom, noto per il suo libro Noi schiavi del Suriname (Wij Slaven van Suriname).

@Collectie SPAARNESTAD PHOTO/W.P. v.d. Hoef | License: CC 3.0

Le due figure femminili “canonizzate” sono la politica Marga Klompé e Trijntje, la cacciatrice-raccoglitrice di 7.500 anni fa, il cui scheletro è il più antico trovato nei Paesi Bassi.  

Un altro avvicendamento riguarda gli inserimenti dei gastarbeiders, lavoratori stagionali immigrati, e del cosiddetto “sentimento arancione” (Orangegevoel), quel sentirsi tutti olandesi quando gioca la nazionale di calcio indipendentemente che si vinca o meno.

Per far posto alle nuove aggiunte, però, ci sono alcuni esclusi eccellenti come la cintura dei canali di Amsterdam e il movimento artistico olandese De Stijl. Anne Frank, il porto di Rotterdam e Vincent van Gogh sono invece riusciti a sopravvivere ai tagli.

Secondo James Kennedy, professore di storia moderna e presidente della commissione incaricata di redigerlo, il canone serve soprattutto a far conoscere la storia olandese condivisa. “È uno strumento educativo, che può aiutare gli insegnanti a fare appello all’immaginazione degli studenti. Non pretendiamo di riassumere tutta la storia o di registrare un’identità olandese”.

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