ADOZIONI GAY Uno studio dell’UvA conferma: il problema dei figli di coppie omogenitoriali è la stigmatizzazione, non l’orientamento sessuale dei genitori

di Francesca Spanò

Nel 2009 i Paesi Bassi introducevano e legalizzavano l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali. Ma in Olanda (e non solo) c’è però chi sostiene che avere due padri o due madri influisca negativamente sullo sviluppo psico-sociale dei bambini. Ma una ricerca conferma esattamente il contrario: eventuali problemi adolescenziali non sarebbero infatti dovuti al “genere” della famiglia, ma alla stigmatizzazione sociale.

Lo studio, condotto dal Research Institute of Child Development and Education dell’UvA in collaborazione con il Williams Institute dell’Università della California, ha messo a confronto 67 adolescenti, età media 16 anni, cresciuti con coppie lesbiche e 67 adolescenti cresciuti con coppie eterosessuali di entrambi i paesi.

I risultati dimostrano infondate le preoccupazioni di chi non gradisce l’adozione nelle coppie omosessuali. Disturbi comportamentali, psicologici, scarsa integrazione sociale e a volte maggiore cagionevolezza (caratteri tipici della cosiddetta Minority Stress Theory) sono infatti presenti in entrambe le tipologie di famiglia.

Oltre a confermare le poche differenze, dunque, lo studio sul campione olandese fa addirittura pendere l’ago della bilancia in favore delle coppie arcobaleno, i cui figli avrebbero una maggiore coesione sociale nelle scuole, alti livelli di autostima e bassi livelli di ansia, depressione, aggressività e alcolismo.

La radice dei problemi comportamentali allora? Secondo gli esperti sarebbe causata dall’incontro degli adolescenti figli di coppie lesbiche con ambienti sociali a volte inospitali. E questo perché, si legge nella ricerca, la “la stigmatizzazione omofoba è l’attitudine negativa che individui, gruppi o comunità hanno nei confronti dell’identità o del comportamento non eterosessuale e la discriminazione che accompagna questa attitudine“. Bullismo e rifiuto sarebbero poi, a loro volta, le cause dei disturbi sopracitati.

Niente a che vedere con il genere dei genitori, insomma. Con buona pace dei promotori della “famiglia tradizionale”.

 

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