di Serena Gandolfi
Con i loro tratti duri, fanno capolino dai bordi delle strade; appesi su saracinesche sorprendono gli sguardi dei passanti distratti dagli smartphones. Sono i 60 ritratti di rifugiati realizzati da Domenique Himmelsbach de Vries, A Paper Monument for the Paperless.
Un progetto cominciato nel 2013 quando il collettivo We Are Here, ha chiesto a diversi artisti di contribuire “alla causa”. Ne sono nati workshop e laboratori con l’intento di impegnare e distrarre i rifugiati troppo spesso costretti nel limbo giuridico e sociale mentre attendono lo status. Da un “pezzo di carta” dipende il loro futuro ed è proprio su questo paradosso che gioca il progetto dell’artista-attivista Domenique.
Da laboratorio in cui intagliare il legno, a ritratti d’identità
Come racconta Domenique, i ragazzi che partecipavano erano tormentati da fantasmi che si portavano dentro e dall’ansia dell’anonimato a cui erano relegati: “Volevo ritrarli, fare in modo che si riappropriassero della loro identità e che questa venisse messa in risalto. Insieme con altri artisti abbiamo intagliato i loro volti sul legno, dipinto le tavole e impresso i loro visi su carta”.
Ne sono nate 60 stampe in bianco e nero pronte per essere attaccate per la città. “Affiggere i loro volti ai muri è un modo per rendere omaggio al popolo degli invisibili. I poster sono un mezzo di comunicazione sfacciato e i passanti non possono fingere di non vederli. Appenderli in aree pubbliche è un po’ come gridare in biblioteca”.
Affissi tra i muri della capitale, Ahmed, Khalid, Fana ci osservano. Sono invisibili, silenziosi, non hanno voce, tanto meno un viso. Talmente abituati a scivolare sullo sfondo delle vite dei cittadini “veri”, i rifugiati impongono la loro esistenza attraverso questo monumento di carta. Le stampe sono un promemoria per le coscienze dei passanti costretti a chiedersi almeno di chi siano quei volti.
Nel suo studio, molto più simile alla bottega di un falegname o all’officina di un meccanico, Domenique racconta la sua poetica: “L’arte non può prescindere dall’essere impegnata. Ho sempre sentito una forte coscienza sociale, empatizzo con le minoranze perché in un certo senso mi sento anche io ‘fuori dal sistema’”. Molti dei suoi progetti nascono da un’urgenza sociale: tra i primi l’installazione di un enorme banner pubblicitario visibile dall’autostrada che recitava: “Ik ben begaan met jullie ellende” , I’m engaged with your misery. Sorride divertito ricordando di aver scoperto anni dopo che un prete lo aveva usato per un proprio sermone e continua: “Ognuno ha il suo ruolo nella società, quello dell’artista, il mio, è creare e provocare l’ordine corrente delle cose” .
A Paper Monument for the Paperless non è solo un’iniziativa privata. La natura stessa del progetto è la diffusione delle stampe. È possibile reperirle sul sito www.himmelsbach.nl, l’artista ha creato dei giornali con le stampe perché tutti possano erigere un monumento ai senza-documenti. Domenique continuerà inoltre a organizzare workshop di “attacchinaggio”: il suo sogno sarebbe quello di vedere i ritratti in diverse città europee.