Nel pieno di COP21, conferenza sul clima di Parigi che tanto sta facendo discutere, arriva una buona notizia per i critici della Monsanto, il colosso americano dell’agrochimico produttore del Roundup, l’erbicida più usato nel mondo, e dell’acido 2,4,5-triclorofenossiacetico, tra i componenti del tristemente noto Agent Orange.
Dal 12 al 16 ottobre del prossimo anno, infatti, si terrà all’Aja un processo contro la multinazionale, come preannunciato ieri in conferenza stampa da alcuni degli organizzatori. A tenere la seduta sarà il Tribunale Internazionale Monsanto, organizzazione non governativa che ha raccolto l’adesione di diverse realtà da anni attive nella lotta all’industrializzazione dell’agricoltura, tra cui La Via Campesina, Navdanya International, IFOAM, Save Our Seeds, GRAIN.

“Il Tribunale si baserà sui Principi direttivi relativi alle imprese e ai diritti umani adottati in sede ONU nel 2011” ed “esaminerà, anche se s’impone l’istanza di una riforma del diritto penale internazionale, in particolare dell’emendamento dello Statuto di Roma istituente la Corte penale internazionale in vigore dal 2002, affinché sia riconosciuto il crimine di ecocidio e attribua la responsabilità penale delle persone fisiche colpevoli di questo crimine”, si legge sul sito ufficiale.
Certo il verdetto non sarà vincolante, quindi il processo rimarrà simbolico anche se tenuto da reali professionisti. Il prossimo ottobre infatti giudici, avvocati e legisti dei cinque continenti si incontreranno a Den Haag per ascoltare centinaia di testimoni (provenienti dalle Americhe, Europa, Asia e Africa) e “deliberare” sulle responsabilità e sull’entità delle azioni di Monsanto, in termini di reati ambientali ma non solo.
Marie-Monique Robin, scrittrice e autrice del documentario The World According Monsanto, intervistata da Libération ha spiegato che l’obiettivo del Tribunale è quello di creare un precedente: “un processo esemplare per denunciare quelle multinazionali e imprese che sono guidate dalla ricerca del profitto, e che minacciano così la salute dell’umanità e la sicurezza del pianeta.”

Coinvolto nell’organizzazione, assieme a Robin, vi è un collettivo d’eccellenza: da Vandana Shiva, fondatrice di Navdanya e iniziatrice del movimento Diverse Women for Diversity, a Olivier De Schutter, membro della Committee on Economic, Social and Cultural Rights (CESCR) delle Nazioni Unite, passando per scienziati, avvocati e attivisti.
Il budget del Tribunale è stimato a un milione di euro. Ma una campagna di crowdfunding “di portata mondiale” verrà lanciata per consentire un finanziamento trasparente dell’iniziativa.