Photo credit: Martina Bertola
di Paola Pirovano
Dei mattoni bianchi e polverosi, leggerissimi, che si possono prendere, impilare, spostare, distruggere, lanciare: la performance di Marlieke Burghouts si struttura su un percorso costruito dal pubblico ed è ritmata da una base sonora semi-improvvisata. La ricerca artistica della coreografa olandese è “un’indagine fisica tra il corpo biologico e i suoi desideri e il corpo costituito e circoscritto culturalmente“.
Un’indagine che si esprime attraverso la danza e il movimento, per capire come le strutture sociali modellino e determinino il nostro corpo e il nostro essere.
La presenza del pubblico è quindi fondamentale, e i mattoni giocano un ruolo di primo piano durante il processo artistico. Lo spettatore prende i mattoni e li posa a terra, secondo una logica personale e senza seguire nessuna indicazione esterna. Lo spazio così creato diventa il terreno di Marlieke che deve trovare la sua strada attraverso gli ostacoli: danza con il corpo quasi a terra, allo stesso livello del pubblico che gli si siede attorno.
Poi sposta qualche mattone, ne rompe altri, costruisce una torre, crea il suo universo.
E all’improvviso si alza, e lancia un mattone, per chiamare di nuovo gli spettatori all’interno del suo spazio. Comincia così una nuova relazione tra l’artista e il suo pubblico, fatta di mattoni leggerissimi e polvere, che si costruisce secondo la reazione degli spettatori.
Ispirato al concetto sociopolitico di Will and Willfulness elaborato dalla professoressa Sarah Ahmed, il lavoro di Marlieke è una ricerca individuale in un contesto sociale, che si esprime fisicamente attraverso un lavoro intenso sul corpo e lo spazio.
La performance è un work in progress, presentato per la prima volta al pubblico alla galleria 4bid di Amsterdam: un’occasione unica per l’artista per porsi e porre delle domande che contribuiranno all’evoluzione del lavoro. Prossimo appuntamento a maggio, presso lo spazio culturale Radion.