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10 anni di Mark Rutte premier, l’uomo “impermeabile”. In 10 scivoloni

Author: EU2017EE Estonian Presidency Source: Wikipedia License: CC 2.0

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“Alla mano, sfuggente, serio, disponibile. Ma allo stesso tempo posato e appassionato, statista, liberale, banderuola”, così l’edizione olandese di Playboy ricorda le definizioni del premier olandese a quasi 10 anni dal suo arrivo al potere. E per l’occasione, raccontano questa decade con gli scivoloni hanno segnato la sua carriera. Ma che non ne hanno scalfito la popolarità.

“Critiche, calunnie, scherni, rabbia, gli scivolano addosso. Le sue risate li spazzano via, li soffoca con una nebbia di parole”, scrive Playboy. Secondo la rivista per adulti più nota al mondo, Rutte sarebbe stato dichiarato politicamente morto diverse volte ma alla fine è sempre tornato. E ora, la gestione della pandemia, gli ha guadagnato consensi mai visti prima, con un’impennata del suo partito, il liberal-conservatore VVD.

Rutte, ne prese le redini nel 2007, con un gruppo parlamentare ridotto ai minimi termini. E in quell’occasione ha battuto anche un record: a 43 anni è stato il premier più giovane di sempre, il primo di un partito liberale a guidare il Paese.

Gli scivoloni. Il primo fu l’aver portato (quasi) al governo l’estrema destra di Geert Wilders: con una mossa a sorpresa dell’ultimo minuto, il suo partito -che aveva il compito di costruire la coalizione di governo- all’ultimo istante non ha messo su una coalizione ‘gentile’ destra-centro-sinistra ma una con cristianodemocratici, liberali appoggiata esternamente del partito populista anti-islam di Geert Wilders. “La banderuola svolazza al vento”, commenta Playboy a proposito di questo cambio di fronte.

Nel 2011, al programma College Tour, Rutte si esibì in un siparietto di cui ancora si parla: nessuno l’aveva mai visto con una compagna e in molti speculavano sul suo orientamento sessuale. Annemarie de Kunder, una 21enne dello Zeeland, gli fece una “proposta di matrimonio”. E Rutte sfoderò, secondo Playboy, un’abilità nel districarsi nelle situazioni pubbliche imbarazzanti che avrebbe poi mostrato, di nuovo, in seguito: “Sì mevroaahh. Uhm, se vuoi mandare il tuo CV in triplice copia …”

 

Proseguendo con un evento per anno, Playboy ricorda il 2012 come l’anno in cui Rutte ha divorziato con l’estrema destra di Wilders: il 23 aprile 2012, l’esecutivo è caduto sulle misure di austerità. Il PVV ha detto no ad appoggiare misure contro anziani e fasce deboli e Rutte, stando a ricostruzioni, avrebbe sbottato con Wilders “minacciandolo” di dichiarare guerra al suo partito.

Poi, in vista di elezioni anticipate, assicurò che non un solo cent degli olandesi sarebbe andato alla Grecia, in caso di bail-out. E promise 1000e di detrazione fiscale a tutti. A quanto pare, nessuna delle due promesse elettorali è stata poi mantenuta. Geert Wilders lo definisce tutt’ora “uno dei più grandi bugiardi che i Paesi Bassi abbiano mai conosciuto”.

Nel 2016 se l’è presa con i turco-olandesi: durante una manifestazione a Rotterdam, un cameraman di NOS è stato aggredito. Nel corso del programma Zomergasten, il premier disse  “pleur op”, “potete andare via” ai turco-olandesi nati e cresciuti in Olanda ma che non sentono di avere legami con il paese. Il discorso fece infuriare mezzo parlamento e le critiche all’indirizzo del premier finirono per polarizzare ulteriormente il dibattito con le minoranze.

Sempre nel 2016, Rutte si trovò un’altra grana non da poco: il referendum sull’Ucraina. La legge sui referendum consultivi era stata introdotta contro il volere del suo partito e il governo aveva perso il primo referendum mai celebrato in Olanda. Ma Rutte riuscì a cavarsela alla sua maniera, scrive Playboy: sotto pressione dei partner europei -l’Olanda era l’unico paese a non aver ancora ratificato il trattato di associazione; Rutte fece inserire un allegato (con ben poco valore) che restringeva l’accordo ad accordo economico. 

Nonostante i suoi governi riescano, comunque, a rimanere a galla la stessa di Rutte è legata solo ed esclusivamente alle multinazionali e all’economia dei grandi numeri. Dopo le elezioni e un rebus durato mesi per formare il governo, una coalizione a 4 partiti, cristiani-liberali, con numeri risicatissimi segna anche un’ulteriore spostamento a destra del suo partito, soprattutto nel significato più liberal-conservatore del termine: “Durante la fine dell’estate del 2018, Rutte e i suoi partner della coalizione hanno elaborato un’esenzione fiscale per i ricchi azionisti di grandi società internazionali”, scrive il magazine.

Si tratta dell’abolizione della tassa sui dividendi che il premier difese in ogni modo e blindato da ogni possibile attacco delle opposizioni. Ricorda Playboy: “Tempeste di critiche investono Rutte, dentro e fuori il parlamento. Lui si difende: l’abolizione dell’imposta sui dividendi è positiva per la crescita economica e l’occupazione nei Paesi Bassi. Ma l’economia è più importante del principio della condivisione equa degli oneri? E cosa non potremmo fare con 2 miliardi?”. La sua posizione era insostenibile e costretto all’angolo, ne è uscito alla sua maniera. Facendo finta di nulla.

E poi c’è stato un altro scivolone ma di altro tipo: alla giornalista Jinek ha detto di aver adottato la massima trasparenza, sul piano fiscale, a proposito delle sue spese. Ma in realtà, ricercatori della trasmissione, hanno messo in luce come non sia del tutto vero: VIP lounge negli aeroporti, cene e persino un abbonamento al Telegraaf non sono affatto pubblici. Dei suoi conti pubblici, insomma, è pubblico solo ciò che è pubblico.

Per concludere con la lista degli episodi da dimenticare,  la vicenda dell’F16 olandese che impiegato nel 2015 in Iraq causò 70 vittime civili. Fu uno degli atti di guerra più sanguinosi nella missione militare americana contro IS e alleati. Nessuno ha saputo nulla di quell’incidente fino a fine 2019. Il governo ha tenuto nascosta l’intera vicenda, portata a galla da NOS e dal quotidiano Trouw. “Non ricordo”, avrebbe detto Rutte al parlamento, “ma potrebbe benissimo essere successo.” Il premier che risolve tutto con una risata, per dirla con il magazine, non ricorda un episodio di questo tipo.

Alla fine se l’è cavata, come sempre.

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